IL SISTEMA DI GIUSTIZIA COSTITUZIONALE (LA SCELTA DEL MODELLO COSTITUZIONALE, IL CASO MESSICANO): YULHMA V. BALDERAS ORTIZ.
IL SISTEMA DI GIUSTIZIA COSTITUZIONALE (LA SCELTA DEL MODELLO COSTITUZIONALE: IL CASO MESSICANO)
di Avv. Yulhma V. Balderas Ortiz
Dottore di ricerca in Diritto pubblico, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
Prima di esaminare il caso messicano, al fine di fare chiarezza, farò riferimento alle fonti storiche relative alla Corte Suprema di giustizia federale, e proverò a sintetizzare gli aspetti più rilevanti delle nostre vicende costituzionali.
Il Messico, ha raggiunto l’indipendenza dalla Spagna nel periodo che va dal 1810 al 1821. Da questo momento storico è iniziata la costruzione dello Stato nazionale, di diritto e costituzionale. Nonostante gli ostacoli di ordine interno, quali il sottosviluppo, le dittature, la violenza politica, e quelli di ordine esterno, come la dipendenza e il condizionamento politico, in particolare da parte degli Usa, il paese non ha mai perso la speranza, né è venuto mai meno il suo impegno per costruire una società e uno stato democratico, di libertà e di diritto. Dopo due secoli di lotta costante per il raggiungimento di questa colossale finalità, e anche se il bilancio non è completamente positivo, può dirsi che lo sforzo compiuto non è stato piccolo né vano. Infatti, il Messico è riuscito a rendere concreto gran parte dei suoi compiti istituzionali e materiali, anche se non mancano obiettivi da raggiungere, come la lotta per il diritto dei più deboli.
La storia costituzionale degli Stati Uniti del Messico inizia con il Decreto Costituzionale per la Libertà dell’America Messicana, meglio conosciuto come la Costituzione di Apatzingán dell’ottobre 1814, (articolo 237[1]). Un testo costituzionale di grande rilevanza perché, secondo la dottrina[2], contiene non solo le basi fondamentali dello stato di diritto, liberale e repubblicano, ma anche il primo cenno al giudizio di amparo, che con il passare del tempo, diventerà comune in tutta l’America Latina e si diffonderà anche, nell’Europa occidentale. Nell’ultima parte dell’articolo 237, della Costituzione di Apatzingán si trova infatti l’affermazione del diritto dei cittadini ad agire contro le violazioni costituzionali.
A tale Costituzione è seguita la Carta Federativa del 1824, che rappresenta il primo ordinamento costituzionale messicano dopo l’indipendenza dalla Spagna. In tale Costituzione si decreta l’organizzazione politica, si producono le fondamenta giuridiche per il funzionamento del nuovo Stato e si istituisce la base del moderno stato di diritto, di partecipazione popolare, di separazione dei poteri, dell’esercizio dei controlli sull’operato di coloro che hanno il potere e stabilisce i principi del controllo di legittimità costituzionale e di legalità. L’articolo 137 di questa Carta attribuisce alla Corte Suprema di giustizia federale il compito di giudicare sulle violazioni alla Costituzione da parte delle leggi ordinarie. Ed ancora, il diritto messicano ha tentato almeno di conferire un servizio pubblico di giustizia agile, completo ed imparziale, a carico della Corte Suprema di giustizia federale e dei tribunali per la garanzia dei diritti alla vita, alla persona, al proprio onore, alla libertà e alla proprietà in base agli articoli 23 e 18 del Progetto e della Costituzione che rimasero in vigore solo fino al 1835.
Con le Sette Leggi Costituzionali del 1836, è stato modificado lo Stato federale in uno Stato unitario e centralista, attraverso la creazione del Supremo Potere Conservatore, chiamato ad assicurare la stabilità e la conservazione dei rapporti di potere in favore dell’oligarchia nazionale nascente. Nonostante ciò, la concentrazione del potere non ha garantito la stabilità e i difensori del federalismo hanno organizzato un’opposizione radicale, anche armata. Nello stesso periodo, il Governo ha dovuto sostenere una guerra per difendere i territori del Texas dagli americani degli Stati Uniti. Per questi motivi, nel Messico si è introdotta una nuova Costituzione, quella del 1843, denominata Bases de la Organización Política de la República Mexicana. Tale Carta ha soppresso il Supremo Potere Conservatore del 1836 e ha istaurato la forma di stato accentrato; in materia di controlli costituzionali e di difesa dei diritti nulla viene aggiunto anzi vengono aboliti i testi precedenti.
Con la promulgazione dell’Atto di Riforme nel 1847, il Messico è ritornato alla Costituzione del 1824, quindi al federalismo. Tale testo costituzionale storicamente è diventato rilevante perché, per la prima volta, il deputato Manuel Crescencio García Rejón, in forma esplicita e concreta ha presentato la proposta di creare, a livello nazional-federale, il giudizio di amparo per la protezione dei diritti, già adottato, sempre grazie all’iniziativa di Rejón, dalla Carta dello Stato del Yucatán in forma molto generica.
Nel contempo il Messico perde la guerra contro gli Stati Uniti. Tale circostanza ha determinato la perdita di più della metà del suo territorio e una grave crisi economica e politica che ha portato alla dittatura del Generale Antonio López de Santa Anna. Tale dittatura è durata fino al 1835, quando la rivoluzione di Ayutla, ha portato al potere un nuovo ceto politico, il Partito Liberale, che ha introdotto la Carta del 1857, una Carta fortemente influenzata dal costituzionalismo francese soprattutto in materia di diritti individuali e di garanzie sociali.
Tale Carta è importante per il vasto contenuto dei diritti individuali e sociali, tanto da diventare il modello della Costituzione del 1917, ovvero il testo costituzionale ancora oggi in vigore. La Costituzione del 1857 si caratterizza, anche per essere la prima ad istituire a livello nazional-federale il giudizio di amparo, come meccanismo processuale per la protezione dei diritti e la difesa della supremazia costituzionale. Con questa Carta, scompare il controllo politico di legittimità costituzionale che viene sostituito dal controllo giurisdizionale, dando la competenza ai giudici dei tribunali federali di dirimere le controversie che scaturiscono da leggi o da atti di qualsiasi autorità che violino le garanzie individuali o che ledano la Carta federale. Inoltre, la Costituzione del 1857 stabilisce i principi cardine del sistema per la protezione della stessa: tramite un organo costituzionale e per via giurisdizionale, ovvero per iniziativa della parte lesa, con un processo giudiziario e con una singolare relatività delle rispettive sentenze.
Nonostante ciò, la vita politica del Messico, è stata accompagnata da un clima molto violento e burrascoso, con una guerra civile che vedeva coinvolti cattolici e laici, liberali e conservatori, democratici repubblicani e monarchici. In questo frangente, Papa Pio IX si è schierato a favore dei cattolici minacciando l’arma della scomunica per i difensori del laicismo e della Costituzione. Alla fine i liberali e laici hanno prevalso portando forse al potere il più grande dei Presidenti messicani, Benito Juárez, il cui laicismo e le cui riforme fatte approvare contro la volontà della chiesa cattolica, e provocando addirittura l’intervento militare della Spagna, della Francia e dell’Inghilterra. In seguito solo la Francia, le cui forze armate sono riuscite a prevalere, ha conquistato nel 1863 la capitale e il governo del paese. I francesi con l’aiuto dei cattolici, dei monarchici europei e dello stesso Messico, hanno istaurato così la monarchia con a capo l’imperatore Ferdinando Massimiliano d’Asburgo. Nel 1864 ebbe inizio il tristemente famoso “Impero Messicano” che durò fino al 1867 quando, con gli aiuti armati del Belgio e dell’Austria, i patrioti messicani si imposero sulle forze d’occupazione e arrestarono e fucilarono Massimiliano restaurando la Repubblica.
Al governo è tornato Juárez ed è sorto anche il Gran caudillo Porfirio Díaz (1877-1911). Costoro furono gli artefici della modernizzazione economica e politica del paese, anche se all’interno continuarono le ormai abituali lotte intestine. Tra i movimenti rivoluzionari di questo periodo ricordiamo quelli di Francisco I. Madero, autore del movimento di difesa dei contadini e, per la riforma agraria, il movimento di Emiliano Zapata, tali movimenti contribuirono all’emanazione della Costituzione del 1917, ispirata al modello del costituzionalismo sociale, è ancora oggi in vigore.
Questa ultima Costituzione ha dato al Messico la stabilità istituzionale, una stabilità che è stata accompagnata dall’egemonia del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI). La Carta è uno strumento di governo, una guida permanente per l’interpretazione, l’applicazione dei valori e dei principi che determinano la relazione interpersonale tra i cittadini e lo Stato.
La caratteristica fondamentale e peculiare della Costituzione del 1917, è il suo carattere marcatamente sociale, in particolare la Carta diversamente da come aveva fatto la Carta del 1857, considera i diritti dell’uomo esclusivamente come un insieme di garanzie individuali, che lo Stato concede ed assicura ai suoi abitanti. La Costituzione messicana anticipando quanto affermato dalla rivoluzione russa[3], consacra le garanzie sociali come un insieme di diritti i cui titolari non sono gli individui in quanto tali, ma in quanto appartenenti ad una classe sociale nei confronti della quale lo Stato ha l’obbligo di migliorare ed assicurare la sua condizione sociale ed economica. Tale Carta nel articolo 103, primo comma, istituzionalizza le aspirazioni dei lavoratori delle campagne e delle città e crea gli strumenti giuridici affinché le loro aspirazioni rivoluzionarie siano soddisfatte.
Ed ancora, con la Carta del 1917 si conferma la istituzionalizzazione del giudizio di amparo già affermato dalla Costituzione messicana del 1857. In essa si conferisce a tutti i tribunali della federazione la competenza per risolvere qualsiasi controversia che riguarda la violazione dei diritti e delle garanzie individuali causate da leggi o da atti di autorità, stabilendo in modo completo e dettagliato tutto il procedimento. Infine, va evidenziato che la giustizia costituzionale messicana in una prima fase si è incentrata esclusivamente nel giudizio di amparo davanti ai tribunali federali.
Fatta questa breve sintesi sugli aspetti più rilevanti della nostre vicende costituzionali, darò una visione panoramica dello sviluppo e la situazione attuale della giustizia costituzionale nell’ordinamento messicano.
La giustizia costituzionale messicana costituisce il risultato delle diverse influenze provenienti dai sistemi giuridici nordamericano, spagnolo, francese, e anche di un’evoluzione, alcune volte dolorosa della nostra agitata storia costituzionale, che è stata man mano perfezionata tramite i diversi strumenti di garanzia costituzionale.
Il sistema di giustizia costituzionale accolto in Messico segue una traiettoria che vede il modello diffuso, invalso fino alla metà del XX secolo, evolvere progressivamente verso un modello caratterizzato dalla presenza determinante di un organo giurisdizionale non specializzato, ovvero una Corte Suprema di giustizia federale, che esercita un controllo accentrato è chiamata a conoscere fra le altre fattispecie di giurisdizione costituzionali. Tale modello tende a divenir ibrido in quanto sensibilmente condizionato dai retaggi storici e dalle prospettazioni teoriche elaborate dagli studiosi che hanno ipotizzato modelli di riferimento alternativi rispetto alle classiche categorie offerte dal modello nordamericano e da quello europeo-kelseniano.
In Messico, la creazione della Corte Suprema non costituisce una novità. Da tempo gli studiosi avevano avvertito l’esigenza di forme di controllo sulle leggi. Nella Carta del 1824, fu stabilito per la prima volta tale organo, seguendo la Costituzione Federale nordamericana del 1787. Le sue attribuzioni e il successivo sviluppo furono tuttavia molto diversi[4], e ciò a causa della tradizione giuridica spagnola, che influì in maniera decisiva negli anni susseguenti all’indipendenza del Paese. Con l’arrivo della Costituzione spagnola, la c.d. Carta di Cádiz[5], promulgata il 18 marzo 1812, la Corte Suprema fece proprie le attribuzioni che prima erano di competenza dell’Udienza del Messico e del Consejo de Indias[6], specificamente il potere di controllo sulla legalità attuato in ultima istanza.
Nonostante ciò, nella Costituzione del 1824 si avverte una combinazione di istituzioni per la tutela delle norme costituzionali, in cui si riprendeva sia il sistema giuridico nordamericano sia quello spagnolo. Infatti, si attribuì alla Corte Suprema (che riprendeva il testo dell’articolo III, della Costituzione nordamericana), la competenza per conoscere i ricorsi sollevati per le eventuali violazioni della Costituzione e delle leggi federali. Tale competenza tuttavia non fu esercitata, poiché l’articolo 137, quinto comma, capoverso sesto, non fu mai approvato dal Congresso[7].
Ed ancora, tale Costituzione stabiliva negli articoli 164 e 165 (che riprendevano il testo della Costituzione spagnola, la c.d. Carta di Cádiz) che il Congresso Federale doveva emanare tutte le leggi e decreti che riteneva necessari, al fine di stabilire l’effettiva responsabilità di chi avesse violato il testo della Costituzione o dell’Atto Costitutivo. Inoltre, la Carta statuiva che solo il Congresso Federale poteva pronunciarsi in merito agli eventuali dubbi sulla costituzionalità della Costituzione e dell’Atto Costitutivo. Ed ancora, all’articolo 160, primo comma, si istituiva un Consiglio di Governo, simile alla Deputazione permanente spagnola, incaricato di esercitare le funzioni del Congresso Federale, quando questo non fosse radunato e di vigilare sull’osservanza della Costituzione, dell’Atto Costitutivo e delle Leggi ordinarie. Nella Costituzione del 1824, si attua un controllo simile a quello della Francia rivoluzionaria in cui un organo politico era incaricato di vegliare sulle norme costituzionale.
Per quanto riguarda, il sistema giuridico francese questo ebbe un’influenza importante nella giustizia costituzionale messicana, infatti, con le leggi costituzionali del 1836, si istituì un Supremo Potere Conservatore, ispirato al Senato Conservatore della Costituzione francese del 1799 [8]. Le forze politiche conservatrici stabilirono un sistema centralista, che organizzava la Repubblica Messicana non più in Stati Federati, ma in Dipartimenti, a norma delle c.d. Sette Leggi Costituzionali approvate tra il 15 dicembre 1835 e il 30 dicembre 1836.
In queste leggi costituzionali, si avverte una combinazione di istituzioni per la tutela delle norme costituzionali, in cui si riprendeva sia il sistema giuridico francese sia quello spagnolo.
In particolare, l’articolo 2, terzo comma, della Prima Legge (delle Sette) stabiliva il cosiddetto “reclamo” [9] (che riprendeva il modello spagnolo), che era attuato come una forma di difesa della proprietà privata di fronte alle espropriazioni[10], di tale “reclamo” avrebbe conosciuto nella Capitale, la Corte Suprema rispetto i Dipartimenti e i Tribunali Superiori. Tali organi avevano anche la facoltà di sospendere l’esecuzione dell’espropriazione fino al pronunciamento della sentenza.
Ed ancora, la Seconda Legge (delle Sette) stabiliva all’articolo 17, un Supremo Potere Conservatore, integrato da cinque membri che erano solo responsabili davanti a “Dio” e all’opinione pubblica. A norma dell’articolo 12, del primo comma al terzo comma, esso era competente a dichiarare la nullità degli atti, delle pronunce, e delle leggi emanati dai tre Organi del Potere del Paese.
Al riguardo, è da rilevare che l’efficienza operativa del Supremo Potere Conservatore fu molto limitata. Nei casi in cui riuscì a pronunciarsi, le sue sentenze furono ignorate dalle rispettive autorità, ciò a causa del fatto che la realtà politica del Messico non permetteva la sussistenza di un organo di questa natura, un organo, che tra l’altro, non aveva avuto successo nel suo Paese di origine. Per tali motivi, nel 1841 il Supremo Potere Conservatore fu abolito.
In questo periodo di lotte incessanti fra i gruppi liberali che difendevano il sistema federale e fra i settori conservatori, che postulavano il centralismo, risulta di grande importanza la promulgazione della Costituzione dello Stato del Yucatán il 16 maggio 1841, posta seguendo il progetto elaborato in dicembre del anno precedente da una commissione coordinata dal giurista e politico Manuel Crescencio Rejón[11]. Tale documento per la prima[12] volta consacra la revisione giudiziaria della costituzionalità degli atti di autorità in America Latina. Esso si ispira al sistema costituzionale nordamericano, in particolare al pensiero di Alexis de Tocqueville, diffuso in Messico nel 1837[13].
Per tali motivi, il giudizio di amparo si stabilì in Messico come una sorta di judicial review indirizzato a proteggere i cittadini dalle violazioni nei loro diritti costituzionali, originate dalle leggi e dagli atti di ogni autorità. Tale meccanismo si attuava davanti al Plenum della Corte Suprema riguardo le leggi e i decreti della Legislatura che fossero contrari al testo della Costituzione o contro gli atti del Governatore dello Stato, quando in essi si fosse violato il testo costituzionale in termini dell’articolo 62, comma II. Questo mezzo di difesa doveva interporsi davanti ai giudici di prima istanza, contro gli atti delle autorità non appartenenti al potere giudiziario (amministrativi), quando violassero i diritti fondamentali (garanzie individuali) consacrati in tale Costituzione (articolo 80). Inoltre, era possibile il ricorso ai superiori gerarchici dei propri giudici (Sezioni della Corte Suprema) quando queste autorità avessero causato un danno a tali diritti tramite le loro pronunce in termini dell’articolo 90.
L’articolo 70 poi, stabiliva una forma di controllo diffuso di costituzionalità, in cui i giudici adattavano le loro sentenze in base a quanto stabilito dalla Costituzione Federale.
A livello nazionale, nell’Atto di Riforme della Costituzione Federale Messicana del 1824, che fu promulgata nel 1847, in base al progetto di Mariano Otero[14], si incluse il giudizio di amparo. L’articolo 25, stabiliva, che i Tribunali della Federazione dovevano amparar ad ogni cittadino della Repubblica Messicana, nell’esercizio e nella conservazione dei diritti che gli riconosceva la Costituzione e le leggi costituzionali, ed anche contro ogni attacco del potere Legislativo ed Esecutivo nei confronti della Federazione e degli Stati. A tali tribunali era tuttavia vietato di impartire la loro protezione nel caso specifico del processo. Questi ultimi poi non potevano pronunciarsi sulla dichiarazione con effetti generali della legge o dell’atto che l’aveva originato.
La parte specifica di tale norma, riferita agli effetti della sentenza, si conosce con il nome di formula Otero, ed è ancora oggi vigente. Nonostante ciò, non scompariva il controllo politico da parte del Congresso Federale, poiché gli articoli 22 e 23, stabilivano la facoltà di tale organo di decretare la nullità delle leggi delle Entità Federative.
La novità, in questo caso, consisteva in una federalizzazione di tale facoltà, poiché le maggioranze delle Legislature Statali potevano decidere la nullità della leggi federali, previa impugnazione da parte del Presidente della Repubblica, di dieci Deputati, di tre Senatori o tre Legislature locali. La Corte Suprema si incaricava di constatare il loro numero e pubblicare il risultato di tale votazione. Infine, l’ultima tappa nella creazione del giudizio di amparo, si realizzò nella Costituzione Federale del 1857. In essa si statuivano due strumenti di garanzia costituzionale, il giudizio di amparo e le c.d. controversie costituzionali (conflitti di attribuzioni).
Infatti, gli articoli 101 e 102 della Costituzione del 1857 stabilivano il giudizio di amparo di fronte alla violazione indiretta dei diritti fondamentali, sia per gli atti individuali sia per le disposizioni legislative. La competenza era in ultima istanza davanti alla Corte Suprema, la quale conosceva in merito alle controversie tra la Federazione e gli Stati e di quelle tra i singoli Stati. In tali articoli, si osserva una grande influenza del modello nordamericano della judicial review, che, era ampiamente accettato dai sostenitori e dagli autori del disegno costituzionale.[15] A tale proposito, sono significative le motivazioni espresse dal Costituente nella parte concernente il giudizio di amparo, in cui si indica espressamente Toqueville e si fa riferimento alla sua opera come “preziosa”. E ancora illuminante appaiono i dibattiti di Ponciano Arriaga, Melchor Ocampo e León Guzmán, che sostenevano la necessità di introdurre il giudizio di amparo[16] al fine di accordare una protezione dei diritti e le garanzie individuali legittimate costituzionalmente.
D’altra parte, nell’articolo 126 della Costituzione Federale del 1857, si stabilì un sistema di controllo diffuso, riprendendo quasi alla lettera l’articolo VI della Costituzione Federale degli Stati Uniti del 1787, che disponeva: “Questa Costituzione, le leggi del Congresso dell’Unione che ne derivano, ed anche tutti i trattati celebrati o che siano sottoscritti dal Presidente della Repubblica con l’approvazione del Congresso, saranno Legge Suprema di tutta l’Unione. Per questo, i giudici di ogni Stato si adatteranno a tali ordinamenti”.
Inoltre, per quanto riguarda le controversie costituzionali, la Costituzione statunitense ebbe influenza nella Costituzione messicana del 1857, specificamente nell’articolo 97, commi III e IV, in cui si regolarono i conflitti che si presentavano tra gli Stati o tra la Federazione. Infine, con l’articolo 98 si accordò di poter conoscere in unica istanza della risoluzione di tali conflitti alla Corte Suprema.
Nonostante l’esistenza del giudizio di amparo e delle controversie costituzionali (conflitti di attribuzioni), meccanismi per la difesa della Costituzione Federale, e l’adozione di un sistema di controllo diffuso con l’articolo 126 della Costituzione del 1857, uno solo di essi ebbe efficacia, il giudizio di amparo.
Infatti, le controversie costituzionali (conflitti di attribuzioni) furono molto sporadiche, per cui il controllo diffuso stabilito dal comma secondo, dell’articolo 126 della Costituzione Federale (che coincide sostanzialmente con l’articolo 133 della Costituzione Federale del 1917) mai fu portato alla prassi per i giudici locali, poiché da quell’epoca in poi, si impose il criterio per cui solo i tribunali federali tramite il giudizio di amparo potevano pronunciarsi sulla costituzionalità delle disposizioni legislative. Tale situazione ancora oggi è vigente. In effetti, il giudizio di amparo[17] fu lo strumento adoperato per proteggere inizialmente i diritti fondamentali (consacrati nei primi ventotto articoli della Costituzione) su ogni violazione costituzionale. Tale protezione sarà in seguito ampliata, tramite la giurisprudenza della Corte Suprema, a tutte le norme costituzionali che danno luogo ad una eventuale violazione.
In questi termini, la Corte Suprema si doveva incaricare principalmente dell’interpretazione della Costituzione, ma solo rispetto a quanto espressamente stabilito dalla Legge di Amparo del 1869[18], che nell’articolo 8, indicava la non ammissibilità dell’amparo nei casi giudiziari; la Corte Suprema decise poi di conoscere anche dell’impugnazione delle disposizioni legali secondarie relative alle risoluzioni di ogni Tribunale.
In questo modo fin dalla prima pronuncia del 29 aprile del 1869 [19], relativa all’amparo di Miguel Vega contro il Tribunale Superiore di Giustizia dello Stato di Sinaloa, la Corte Suprema interpretò l’articolo 14 della Costituzione del 1857[20], nel senso che, essa doveva operare come un Tribunale di Cassazione di controllo di legalità, specialmente in materia giudiziaria. Così facendo essa si distinse dal modello statunitense e provocò un grave scontro con il Congresso Federale che aveva approvato il citato articolo 8 della Legge di Amparo del 1869. Si arrivò poi ad un processo di responsabilità politica contro i giudici costituzionali della Corte Suprema che avevano votato in favore del caso prima citato.
Per questi motivi, tale processo non andò avanti oltre che per l’opposizione della stessa Corte Suprema di sottomettersi al Congresso Federale. Da questo momento, il giudizio di amparo era ammissibili non solo per le violazioni ai diritti fondamentali riconosciuti costituzionalmente (motivi per cui fu creato nella Costituzione del 1857) ma anche per le violazioni alle leggi ordinarie, per cui con il giudizio di amparo si attuò non solo il controllo sulla costituzionalità ma anche quello sulla legalità degli atti. D’altra parte, il riconoscimento legale di detta giurisprudenza fu realizzato posteriormente con la Legge di Amparo del 1882[21], il quale rimane ancora oggi in vigore.
Tale problema acquistò particolare rilevanza nei dibatti costituzionali celebrati in Querétaro, infatti, il progetto di Venustiano Carranza[22] raccolse questa pratica dell’amparo contro le pronunce giudiziarie riguardo alle violazione di norme secondarie, come competenza costituzionale della Corte Suprema. E perfino i sostenitori di questo disegno rilevarono che in questo modo si restringeva l’autonomia giudiziaria degli Stati. Per tali motivi essi sostennero che era preferibile evitare tale affidamento ai Tribunali Locali.
La Corte Suprema doveva esercitare una sorta di cassazione[23] come una tutela su di essi. Inoltre, anche con l’opposizione da parte dei Costituenti Medina e Jara[24] il disegno degli articoli 14 e 107 è stato approvato e diede rango costituzionale al controllo di legalità tramite il giudizio di amparo giudiziario.
E in più, l’articolo 105 della Costituzione Federale da una parte raccoglieva nuovamente le controversie costituzionali (conflitti di attribuzioni) e dall’altra l’articolo 97, comma terzo, la facoltà dell’indagine della Corte Suprema di fronte alle violazioni dei diritti individuali. Ma come accadde nel 1857, nessuna di queste istituzioni ebbe un’applicazione importante, per cui fino alle riforme costituzionali del 1994 il giudizio di amparo continuò ad essere l’unica forma giurisdizionale di protezione delle normative costituzionali.
Questo tuttavia non fu sufficiente a risolvere il problema dell’eccesso di lavoro della Corte Suprema, che fu trascinata dalla sua polemica pronuncia del 1869, per cui il 20 agosto 1928[25], tramite la riforma dell’articolo 94[26] della Costituzione Federale questa fu divisa in tre Sezioni specializzate in materia penale, amministrativa e civile[27], alle quali, il 15 dicembre 1934 con l’ulteriore riforma all’articolo 94, se ne aggiunse una quarta sul lavoro.
In seguito il 19 febbraio 1951 si diede origine ai cosiddetti giudici costituzionali soprannumerari[28]. Inoltre, nel 1951 furono istituiti i Tribunali Collegiali Circoscrizionali analoghi ai Tribunali Circoscrizionali di Appello, creati nel 1891 negli Stati Uniti, i quali avevano la facoltà di conoscere di certi giudizi di amparo che inizialmente erano di competenza solo della Corte Suprema[29].
Queste misure non consentirono di eliminare il ritardo nel lavoro della Corte Suprema per cui i Tribunali Collegiali progressivamente si incaricarono di risolvere i giudizi di amparo che inizialmente erano competenza esclusiva della Corte Suprema. Nel 1968 si incrementò il numero dei Tribunali Collegiali nel Distretto Federale (Città del Messico), ad esempio, in Guadalajara questi sono stati divisi per materie, ed alla Corte Suprema fu data la facoltà di conoscere solo delle questioni che essa valutava di maggiore rilevanza costituzionale, sociale e politica[30].
Questa tendenza venne confermata nelle riforme del 1983 e del 1985[31]. Si conferirono, infatti alla Corte Suprema, le competenze speciali per conoscere delle cause che avessero valutato di maggiore rilevanza e la facoltà di rinviare le medesime, anche nel caso in cui fossero in termini di legge di loro competenza, perché reputati non rilevanti. Anche qui si osserva una corrispondenza con le riforme nordamericane del 1925, in cui si istituì il certiorari, come un meccanismo assolutamente discrezionale tramite il quale si accettano o si respingono i casi in esame, il cui utilizzo ha qualificato il Tribunale Supremo degli Stati Uniti in materia costituzionale.
Nel 1987 si iniziò, nuovamente una riforma costituzionale al fine di qualificare la Corte Suprema in materia di amparo, rispetto delle questioni di natura costituzionale in cui si esaminava propriamente la costituzionalità delle leggi, dei regolamenti e dei trattati internazionali, nella stessa forma in cui era inizialmente previsto dalla Costituzione Federale del 1857, per cui si rinviava il controllo di legalità ai Tribunali Collegiali Circoscrizionali a norma dell’articolo 107, commi V e VIII, della Carta Costituzionale Federale fatti salvi quei casi straordinari di competenza della Corte Suprema. Questa riforma aveva come precedenti quella del 1944 del Presidente della Repubblica Ávila Camacho e quella del 1951 del Senatore Brena Torres, ma entrambe nella prassi, non furono mai utilizzate.
Come si può notare, prima delle riforme del 1994 le vie di controllo di costituzionalità della legge erano le controversie costituzionali (conflitti di attribuzioni) di cui all’articolo 105, della Costituzione Federale, e i giudizi di amparo riportati nell’articolo 103 e 107[32], della Carta Costituzionale Federale, i quali non erano stati mai modificati fin dalla sua stesura originale del 1917, che dispongono che i tribunali della Federazione devono risolvere ogni questione di costituzionalità che deriva: I) Di leggi od atti dell’autorità che violino le garanzie individuali; II) Di leggi od atti dell’autorità federale che ledano o restringano la sovranità degli Stati; III) Di leggi od atti delle autorità che invadano la sfera dell’autorità federale.
In seguito furono realizzate una serie di riforme al testo e contenuto dell’articolo 105, della Costituzione Federale, che si concretarono negli anni 1993, 1994[33] e 1996, in cui si istituì la c.d. azione di incostituzionalità. Quest’ultima riforma introdusse la facoltà conferita ai partiti politici di impugnare le norme di carattere elettorale[34].
Inoltre è importante rilevare che a seguito delle suddette riforme, il Potere giudiziario della Federazione è costituito dalla Corte Suprema; il Tribunale Elettorale[35]; i Tribunali Collegiali Circoscrizionali; i Tribunali Monocratici Circoscrizionali; i Giudici Distrettuali[36]; il Consiglio della Giudicatura Federale[37]; la Giuria federale dei cittadini; i Tribunali degli Stati Federati e quello del Distretto Federale, nei termini dell’articolo 107, comma XII, della Costituzione Federale.
Dall’esito di questo profondo percorso storico ebbero origine[38], e si costituirono negli Stati Uniti Messicani gli attuali sistemi di giustizia costituzionale.
NOTE:
[1]L’articolo 237, prescriveva: “Entretanto que la representación nacional de que trata el capítulo antecedente no fuere convocada, y siéndolo, no dictare y sancionare la constitución permanente de la nación, se observará inviolablemente el tenor de este decreto, y no podrá proponerse alteración, adición, ni supresión de ninguno de los artículos, en que consiste esencialmente la forma de gobierno que prescribe. Cualquier ciudadano tendrá derecho para reclamar las infracciones que notare”.
[2]Sulla storia costituzionale del Messico fra le vaste opere, v. F. BENÍTEZ, El peso de la noche, Ediciones Era, Messico 1996; JOSÉ MARÍA. ESCRITOS POLÍTICOS, A CURA DI E. LEMOINE VILLICAÑA, Universidad Nacional Autónoma de México, Messico 1996; G. M. DELGADO DE CANTÚ, Historia de México: legado y pasado reciente, Pearson, Messico 2004; E. LEMOINE, La revolución radical: José María Morelos, Historia de México, Salvat; J. MIRANDA, Las ideas y las instituciones políticas mexicanas. Parte Prima 1521-1820, Instituto de Investigaciones Jurídicas de la Universidad Nacional Autónoma de México, Messico 1978; E. DE LA TORRE VILLAR, La independencia mexicana, Fondo de Cultura Económica, Messico 1982; L. VILLORO, La revolución de Independencia, Historia general de México, El Colegio de México, Messico 2000.
[3]I valori ed i principi giuridico-politici, particolarmente i diritti sociali, della rivoluzione russa di novembre del 1917 sono consacrati nella Dichiarazione dei Diritti del Popolo. Lavoratore e utilizzati el 23 gennaio del 1918, nella Costituzione della Repubblica Socialista Sovietica Russa del 10 luglio dello stesso anno e più tardi nella Costituzione dell’URSS del 6 luglio 1924.
[4]Cfr. A. CARRILLO FLORES, Reflexiones con motivo del Sesquicentenario de la Suprema Corte de Justicia, La Constitución, la Suprema Corte y los derechos humanos, Miguel Ángel Porrúa, Messico, 1981; A. CARRILLO FLORES, La Suprema Corte de Justicia Mexicana y la Suprema Corte norteamericana. Orígenes semejantes, caminos diferentes, La Suprema Corte de Justicia y el pensamiento jurídico, Poder Judicial de la Federación, Messico, 1985; J. BARRAGÁN BARRAGÁN, Algunos documentos para el estudio del origen del juicio de amparo 1812-1861, Universidad Autónoma de México (UNAM), Messico, 1980, pp. 164 ss.
[5]Cfr. S. REYES NEVARES, Las Cortes de Cádiz y las ideas políticas en México, en la obra colectiva Los derechos del pueblo mexicano. México a través de sus Constituciones, T. XII, Messico, 1979, pp. 31 ss.
[6]V. A. NORIEGA CANTÚ, El origen nacional y los antecedentes hispánicos del juicio de amparo, en Jus, Messico, 1942, pp. 151 ss.
[7]V. F. TENA RAMÍREZ, El Control de la constitucionalidad bajo la vigencia de la Constitución de 1824, en Revista de la Escuela Nacional de Jurisprudencia, n. 46, Messico, aprile-giugno 1950, pp. 31 ss.
[8]Al riguardo v. A. NORIEGA CANTÚ, El pensamiento conservador y el conservadorismo mexicano, T. I, Messico, 1972, pp. 223 ss.
[9]Cfr. F. J. GAXIOLA, A. GONZÁLEZ PRIETO, Los tres proyectos de la Constitución de 1842, in Derechos del Pueblo Mexicano, cit., V. I, pp. 651 ss.
[10]Su questo aspetto è importante ricordare che il parallelo esistente con il caso nordamericano in cui, come si è visto, iniziò la giustizia costituzionale, è stato, anche nei fatti, strettamente relazionati con la difesa della proprietà di fronte agli interventi delle legislature locali.
[11]Cfr. I. MONTIEL Y DUARTE, Derecho público mexicano, Imprenta del Gobierno Federal en el Palacio, Messico, 1882, Tomo III, pp. 145 ss; SUPREMA CORTE DE JUSTICIA DE LA NACIÓN, Homenaje a Manuel Crescencio Rejón, (SCJN), Messico 1960, pp. 63 ss; C. A. ECHÁNOVE TRUJILLO, La vida pasional e inquieta de Don Crescencio Rejón, El Colegio de México, Messico, 1941; SECRETARÍA DE RELACIONES EXTERIORES, Correspondencia inédita de Manuel C. Rejón. Compilación, Messico, 1948.
[12]Sul particolare e da rilevare, che uno studioso della storia del diritto messicano ha incontrato un mezzo di controllo costituzionale che sembra essere un precedente dell’attuale giudizio di amparo messicano. Infatti, il riferito precedente è il cosiddetto amparo coloniale che sorse nella prima metà del secolo XVI, durante la quale si ebbe la genesi di tale istituzione. Ándres, Lira Gónzalez nella sua celebre opera, El amparo colonial y el juicio de amparo mexicano, riferisce che questo mezzo di controllo costituzionale ha per scopo la protezione delle persone nei loro diritti, quando questi sono alterati o viziati dagli agraviantes, derivato da atti ingiusti pur essendo motivati in ordinamenti giuridici esistenti e conforme ad un’autorità costituita dal Viceré. Quest’ultimo conosceva direttamente, o indirettamente nel suo ruolo di Presidente della Reale Udienza del Messico, del ricorso del quejoso-agraviado, e conosceva della responsabilità dell’agraviante e dei danni presenti e futuri che derivavano a seguito dell’agraviado ed emetteva un editto di amparo per proteggerlo. Dalla presenza documentale di numerosi casi di petizioni e editti di amparo, non c’è dubbio che nel sistema giuridico del Viceré esisteva un meccanismo di tutela dei diritti e patrimonio dei governati. Nonostante ciò, affermare la connessione piena, totale ed estrema con l’attuale azione di amparo messicano, fino a considerare che si tratti dello stesso giudizio di amparo è sbagliato. Il giudizio di amparo ebbe come creatori i giuristi M. Crescencio Rejón e M. Otero. Su questo aspetto, v. A. LIRA GONZÁLEZ, El amparo colonial y el juicio de amparo mexicano. Antecedentes novohispanos del juicio de amparo, Fondo de Cultura Económica, Messico, 1972, pp. 35 ss; I. BURGOA ORIHUELA, El juicio de Amparo, Edizione XXXVIII, Miguel Ángel Porrúa, Messico, 2001, pp. 103 ss.
[13]La “Democrazia in America”, venne infatti tradotta in lingua spagnola a cura di Sánchez de Bustamante. L’importanza di Tocqueville si evince anche nella esposizioni di motivi del progetto della Costituzione Yucateca redatta da Rejón.
[14]Cfr. J. REYES, HEROLES, Mariano Otero, Obras, Recopilación, Selección, Comentarios, Miguel Ángel Porrúa, Messico, 1967, Tomo II, pp. 781 ss.
[15]Detto progetto fu sottoscritto il 16 giugno 1856, dai Costituenti Ponciano Arriaga, Mariano Yánez, León Guzmán, Pedro Escudero y Echanove, José María del Castillo Velasco, José María Cortés y Esparza y José María Mata, appartenenti alla corrente liberale di tipo radicale.
[16]In tale progetto costituzionale il giudizio di amparo fu considerato come la riforma più importante e al riguardo si disse: Non ci saranno più, – sempre che si tratti di leggi o di atti incostituzionali, sia della Federazione o degli Stati – quelle iniziative rimbombanti, quei discorsi e quelle lamentele veementi in cui si oltraggiava la sovranità federale e quella degli stati, con screditi e con notevoli pregiudizi per le istituzioni, ed anche quelle lamentele pubbliche ed ufficiali che tante volte furono il preambolo delle pronunce, ma si avrà invece un giudizio pacifico e tranquillo con un processo e lineamenti legali che si occupino dei particolari, nel quale si offra udienza agli interessati, si elabori una sentenza che sebbene lasci senza effetto nel caso specifico la legge che si appella, non si oltraggi ne sopprima il Potere sovrano dalla quale è nata, ma unicamente lo induca tramite i mezzi indiretti a revocarla per l’esercizio della propria autorità. Su questo aspetto v. F. TENA RAMÍREZ, Leyes Fundamentales de México, 1808-1985, Miguel Ángel Porrúa, Messico, 1985, pp. 525 ss; F. ZARCO, Historia del Congreso Extraordinario Constituyente (1856-1857), El Colegio de México, Messico, 1956, pp. 306 ss.
[17]La prima legge di amparo messicano fu promulgata il 30 novembre del 1861, al termine della guerra civile ma, siccome l’anno seguente si ebbe l’intervento francese guidato dall’imperatore Maximiliano d’Asburgo, detto ordinamento non fu applicato fino al giorno del ristabilimento della Repubblica nel luglio del 1867. In detta legge predominò il sistema giuridico spagnolo, in cui l’amparo si attuava in tre istanze, la prima istanza davanti ai Giudici Distrettuali, la seconda istanza davanti ai Tribunali Circoscrizionali, e la terza istanza si attuava quando queste sentenze erano discordi davanti alla Corte Suprema di Giustizia, tramite il vecchio ricorso di “supplica”. Cfr. S. OÑATE, El primer proyecto de Ley de Amparo: 1849, Boletín de Información Judicial, n. 98, Messico, 1 ottobre 1955, pp. 550 ss.
[18]Il 20 gennaio del 1869, fu promulgata la Seconda Legge di amparo, dopo un grande dibattito nel Congresso Federale, al quale partecipò Ignacio Mariscal, (in quel periodo Ministro della Giustizia). In questo ordinamento si vietò l’amparo in materia giudiziaria, secondo quanto previsto dall’articolo 8, della Legge di amparo esso fu disapplicato dalla Corte Suprema nell’aprile del suddetto anno, in quanto fu considerato contrario all’articolo 101, della Costituzione Federale, situazione che provocò un grave scontro con il Parlamento Messicano. Cfr. J. BARRAGÁN, BARRAGÁN, Proceso de discusión de la Ley de Amparo de 1869, Universidad Autónoma de México (UNAM), Messico, 1980, pp. 8 ss.
[19]Per un esame della sentenza della Corte Suprema di giustizia federale del 29 aprile 1869. V. A. CARRILLO FLORES, Reflexiones con motivo del Sesquicentenario de la Suprema Corte de Justicia, en La Constitución, la Suprema Corte y los derechos humanos, op. cit; A. NORIEGA CANTÚ, La consolidación del juicio de amparo (El caso del artículo 8, de la Ley de 1869), Círculo de Santa Margarita, Messico, 1980; E. RABASA, El juicio constitucional. El artículo 14, Miguel Ángel Porrúa, Messico 1955; I. L. VALLARTA, El juicio de amparo y el writ of habeas corpus. Ensayo crítico comparativo sobre esos recursos constitucionales, Imprenta de J.J. Terrazas, Messico, 1896.
[20]A seguito dell’accettazione del giudizio di amparo al fine di ricorre le pronunce giudiziali, attraverso una interpretazione forzata dell’articolo 14 della Costituzione Federale del 1857, e in virtù di una serie di fattori sociali, politici e culturali, si pervenne la concentrazione di tutti gli affari giudiziari del paese nella Corte Suprema. Infatti, derivato dal fatto che secondo la legge del 1869, il procedimento del giudizio di amparo era di doppia istanza. La prima istanza, svolta davanti ad un Giudice Distrettuale le cui sentenze erano poi riviste d’ufficio dalla stessa Corte Suprema che funzionava in Plenum, al fine di conoscere in secondo grado del giudizio di amparo. Durante il periodo di vigenza della legge del 1869 iniziò una polemica dottrinale sull’ambito di applicazione dell’articolo 14 della Carta del 1857, che si prolungò fino alla prima decade del secolo XX. In questo periodo si consolidò l’istituzione processuale dell’amparo come strumento protettore dei diritti individuali. Cfr. Estudio sobre el artículo 14, de la Constitución de 1857, Revista de Legislación y Jurisprudencia; Messico, gennaio-giugno 1889, pp. 286 ss; Anuario Jurídico, 2-1975, Universidad Autónoma de México, (UNAM), Messico, 1977, pp. 455 ss.
[21]La Legge del 1882 (proposta da Ignacio Luis Vallarta), e i Codici Federali di Procedura Civile del 1897 e 1908, perfezionarono il procedimento del giudizio di amparo. Poi con l’incorporazione della giurisprudenza della Corte Suprema di giustizia federale a tale normativa, provocò che l’amparo diventasse di una semplice queja (ricorso amministrativo) ad un vero giudizio costituzionale. In più con l’espansione del giudizio di amparo in contro le pronunce giudiziali, si introducono i principi basilari del ricorso in cassazione, con cui si influenzò tutto il processo provocando il fenomeno, denominato da Emilio Rabasa come un compito impossibile per la Corte Suprema (questo compito si riferiva all’accumulazione del numero di cause da risolvere). Infatti, con tale norma si rinviava alla Corte una quantità di ricorsi che limitavano le sue capacita operative, per questo motivo, essa si trovò davanti al fatto che i giudici non potevano materialmente studiare con accuratezza le cause in esame. Per siffatti motivi, gli sforzi dal Legislatore si accentrarono nella creazione di barriere per restringere il giudizio di amparo in materia giudiziaria. Cfr. I.L. VALLARTA, El juicio d’amparo y el writ of hábeas corpus, cit., pp. 132 ss; RABASA Emilio, El juicio constitucional y el artículo 14, cit., Capitolo XVII, pp. 313 ss.
[22]Nel Potere Costituente della Carta Fondamentale del 1917, chiamata anche Costituzione di Querétaro, si ripresentò il problema del giudizio di amparo giudiziaria, derivato dal fatto che il progetto presentato da Venustiano Carranza riconosceva che l’interpretazione giurisprudenziale dell’articolo 14 della Carta Federale, aveva modificato la finalità del giudizio di amparo, togliendo alle entità federative la loro autonomia giudiziaria. Nonostante questo si considerò che non era ancora opportuno sopprimere il giudizio di amparo contro le pronunce giudiziali derivate dalla violazione di disposizioni secondarie, ma lo si doveva limitare a quelli su interposizione il più possibile. Al riguardo, il dibattito di maggiore importanza che si incentrò nel voto particolare della Commissione formulato dagli onorevoli deputati Heriberto Jara e Hilario Medina, i quali proposero di riprendere la finalità originaria del giudizio di amparo, restituendo agli Stati Federativi del Messico la loro autonomia sulle decisioni giudiziali. Nonostante questa misura, si approvarono gli articoli 14 e 107 della Costituzione che conservarono il giudizio di amparo contro le pronunce giudiziali, ciò significò costituzionalizzare il “ricorso in cassazione” che fu soppresso nell’ambito locale per evitare la duplicazione delle funzioni. Nella Costituzione Messicana del 1917, si adottarono nuovi criteri per l’organizzazione e il funzionamento dei tribunali federali, in particolare della Corte Suprema, la quale doveva funzionare sempre con il suo Plenum (durante il secolo precedente, si divise in tre sezioni create con il primo regolamento del 1826). I suoi undici giudici costituzionali erano designati dal Congresso dell’Unione e loro divenivano inamovibili dopo un periodo di transizione a partire dal quale non potevano essere destituiti, tranne che per causa di propria responsabilità. La prima Legge Organica del Potere Giudiziario Federale fu promulgata il 2 novembre del 1917 e la Legge di Amparo fu promulgata il 20 ottobre del 1919. Il giudizio di amparo, con l’influenza di Emilio Rabasa, si divise in due tipi: il primo articolato in una sola istanza davanti alla Corte Suprema, riguardante l’impugnazione contro le sentenze definitive pronunciate da tutti i tribunali del Messico secondo il modello del ricorso in cassazione del modello francese; il secondo procedimento riguardava invece le pronunce giudiziali, gli atti amministrativi e le disposizioni legislative considerate incostituzionali, il giudizio di amparo si sollevava in primo grado davanti ai Giudici Distrettuali. Il secondo grado si attuava tramite un ricorso di revisione (in realtà, di appello davanti alla stessa Corte Suprema). Durante le prime decadi successive alla promulgazione della Costituzione del 1917, la Corte Suprema assunse la funzione, (quasi impossibile) di risolvere in ultimo grado la totalità dei processi dello Stato Messicano relativi a tutti gli ordinamenti giuridici nazionali, partendo dalle norme costituzionali più importanti fino ai regolamenti municipali. Cfr. J. CARPIZO, La Constitución Mexicana de 1917, Miguel Ángel Porrúa, Messico, 1997.
[23]V. H. FIX ZAMUDIO, Presente y futuro de la casación civil a través del amparo mexicano, Memoria del Colegio Nacional 1978, Messico, 1979, pp. 91 ss.
[24]Il voto particolare di questi Deputati fu sottoscritto il 18 gennaio 1917 in cui si proponeva che l’articolo 107, della Costituzione avessi la stessa redazione del testo originale dell’articolo 102, della Costituzione del 1857 giacché consideravano necessario che i tribunali e i giudici locali, avessero la facoltà di decidere in maniera definitiva sulle controversie in cui si applicano leggi locali, con la finalità di salvaguardare l’autonomia giudiziaria delle entità federative. Cfr. Derechos del pueblo mexicano, México a través de sus constituciones, Terza Edizione, Cámara de Diputados del Congreso de la Unión y Miguel Ángel Porrúa, Messico, 1985, Tomo X, pp. 25 ss.
[25]In conseguenza, e derivato delle raccomandazioni del Primo Congresso Giuridico Nazionale del 1921, se modificò la struttura della Corte Suprema con la riforma costituzionale del 1928, e se si divise la Corte in tre sezioni competenti, composte da cinque magistrati ciascuna e per ogni ambito di competenza sui giudizi di amparo (amministrativo, civile e penale). Inoltre, se cambiò il procedimento di nomina dei Giudici costituzionali, dal procedimento originario in cui erano eletti dal Congresso a quello in cui la nomina avveniva da parte del Presidente della Repubblica con l’approvazione del Senato Federale. Nel 1934, si riformò nuovamente la Costituzione per istituire nella Corte Suprema una sezione in più, quella in materia del lavoro.
[26]È importante rilevare che l’iniziativa di riforma che da origine a questo cambiamento costituzionale (modificò sia la composizione della Corte Suprema articolo 94, la nomina dei ministri articolo 96, le loro assenze articolo 98, le loro rinunce articolo 99, e le questioni concernenti alla loro condotta e responsabilità articolo 111) fu presentata per Alvaro Obregón il 19 aprile, e essendo ancora candidato alla presidenza della Repubblica, per cui non aveva le facoltà costituzionali per presentare detta iniziativa. Non ostante il fatto che questo non provocò conseguenze politiche, nel mese di maggio dello stesso anno, tale iniziativa fu approvata. Sulla rilevanza delle conseguenze politiche di questo fatto storico, v. R. LOYOLA DÍAZ, La crisis Obregón-Calles y el Estado Mexicano, Siglo XXI-IIS, Messico, 1984, pp. 73 ss.
[27]Nel testo originale dell’articolo 94, si segnalò che la Corte Suprema si integrava con 11 giudici costituzionali e doveva sempre funzionare in Plenum. Per questo motivo, con la riforma del 1928 si aumentò il numero dei giudici costituzionali di 11 a 16.
[28]5 ministri in più che verrebbero a supplire ad alcuno dei 21 che integravano il Plenum, quando così lo valutassi la Corte Suprema.
[29]Il Tribunale Collegiale conoscerebbe del giudizio di amparo contro le violazioni formali commesse nelle sentenze e la Corte nel caso delle violazioni sostanziali.
[30]La seconda e ancora oggi vigente Legge di amparo, fu promulgata il 30 dicembre del 1935 e ha subito numerose riforme. E importante rilevare che nonostante che con questa si perfezionasse il processo costituzionale dell’amparo, avendo incorporato l’esperienza giurisprudenziale della Corte Suprema (la quale funzionava in quattro sezioni), non si evitò che in pochi anni si generasse un accumulo considerevole di cause derivate dai giudizi di amparo giudiziario. Per questo motivo, nel 1951 con la riforma costituzionale si crearono i Tribunali Collegiali d’Aiuto, sul modello dei Tribunali Circoscrizionali d’Appello introdotti negli Stati Uniti, al fine di aiutare alla Corte Suprema nei sui lavori. Ma nonostante la creazione dei citati Tribunali Collegiali Circoscrizionali, in pochi anni il problema d’accumulazione delle cause si presentò nuovamente, per cui fu necessaria una nuova riforma, che entrò in vigore nell’ottobre del 1968, con la quale si adottarono nuovi criteri di selezione delle cause in esame osservando l’importanza economica, sociale e giuridica. Cfr. Sommario sulle riforme alle leggi federali vigenti in www.diputados.gob.mx.
[31]Nonostante questo, l’accumulazione delle cause continuò nella Corte Suprema ed in particolare in quelle riguardanti l’ambito di competenza della Corte sul giudizio di amparo. Per questo motivo si adottarono due misure per risolvere questo problema. La prima consistette nell’aumentare via via il numero di Tribunali Collegiali Circoscrizionali, la seconda nell’ampliare la facoltà discrezionale delle restanti Sezioni della Corte Suprema, con la riforma del 1983, e in seguito quella dell’Assemblea Plenaria con la riforma del 1985, con essa la Corte Suprema conservava soltanto i giudizi di amparo di maggiore importanza, e poi gli altri affari venivano inviati ai citati Tribunali Collegiali Circoscrizionali, i quali concordemente alle citate riforme passarono a trentacinque, distribuiti in diciotto circuiti in tutta la Repubblica Messicana. A seguito di tali modifiche si osservò nella Corte Suprema la tendenza a restringere la sua competenza sul giudizio di amparo contro le pronunce giudiziali nei casi in cui partecipava come Tribunale di Cassazione, per attuare soltanto come interprete finale delle norme costituzionali. Per raggiungere tale obiettivo, si provò prima con il progetto di riforme costituzionali del 1944 e poi con l’iniziativa del Senatore Brena Torres del 1959, che pretendevano di lasciare alla Corte Suprema esclusivamente le cause in materia costituzionale ed inviare i giudizi di amparo riguardanti i problemi di legalità ai Tribunali Circoscrizionali, (oggi Tribunali Collegiali Circoscrizionali). Ma detta misura non fu ammessa in quel periodo di evoluzione del giudizio di amparo messicano. Come Tribunale di amparo la Corte Suprema se indirizzò lentamente verso la configurazione di un organo di controllo costituzionale, come la Corte Suprema Federale degli Stati Uniti, e ampliò le sue facoltà discrezionali che le permettevano di scegliere soltanto quei giudizi di amparo che avevano una vera “rilevanza nazionale”, e che presentavano questioni strettamente costituzionali.
[32]Le modifiche alla Legge di amparo volte a migliorarne la portata non si sono fermate, ed in data 8 febbraio del 1999 sono stati modificati gli articoli 73, comma X, 124, 138 e 155, riguardanti la regolazione della sospensione dell’atto impugnato in materia penale. In seguito, il 9 giugno del 2000, sono stati riformati gli articoli 10, 114, 192, della citata legge, che riguardava la possibilità di promuovere l’amparo contro le pronunce del Pubblico Ministero che decretavano il non esercizio dell’azione penale ai sensi dell’articolo 21 della Costituzione Federale. In seguito, il 17 maggio del 2001, sono stati riformati gli articoli 95, comma X, 99, comma 1, e 105, comma 4, della Costituzione Federale che riguardano l’adempimento sostitutivo delle sentenze dell’amparo, il quale poteva essere decretato d’ufficio dalla Corte Suprema. Oltre agli articoli 103 e 107, della Costituzione Federale vigente del 1917, e la Legge di Amparo che regola la suddetta materia, esistono altri due ordinamenti che regolano gli aspetti processuali del giudizio di amparo messicano, ovvero la Legge Organica del Potere Giudiziario della Federazione (ultima riforma 26 maggio 1995) che disciplina il funzionamento e l’integrazione dei diversi organi del Potere Giudiziario dello Stato Messicano, e il Codice Federale di Procedura Civile che ai sensi dell’articolo 2, della Legge di Amparo in mancanza di disposizione espressa risulta applicabile a quest’ultima legge. (Si deve intendere per mancanza di disposizione espressa, la deficienza o assenza di ordinamento di quegli istituti previsti nella stessa Legge di Amparo, in forma tale da non permettere la sua adeguata applicazione).
[33]Cfr. O. SÁNCHEZ CORDERO DE GARCÍA VILLEGAS, Controversia Constitucional y Nueva Relación entre Poderes, nell’opera collettiva del Collegio dei Segretari della Corte Suprema (SCJN), Derecho Procesal Constitucional, Tomo II, Quarta Edizione, Miguel Ángel Porrúa, Messico, 2003, pp. 1133 ss.
[34]Il criterio giurisprudenziale P./J. 25/2002, della Nona Epoca, dell’Assemblea Plenaria della Corte Suprema (SCJN), del titolo:“Leyes Electorales. la única vía para impugnarlas es la Acción de Inconstitucionalidad”. In www.scjn.gob.mx.
[35]La Carta Costituzionale Federale messicana ha previsto il tribunale Elettorale come suprema autorità giudiziaria nella matertia e come organo specializzato del Potere Giudiziario della Federazione. É composto da sette magistrati eletti, da liste di candidati proposte dalla Corte Suprema, a maggioranza qualificata dal Senato per otto anni non proprogabili. Le sue competenze più importanti riguardano: I) Le impugnazioni delle elezioni federali di deputati e senatori. II) Le impugnazioni dell’elezione del Presidente degli Stati Uniti Messicani. La Sezione Superiore fa il computo finale dell’elezione del Presidente degli stati Uniti essicani, dopo che siano state risolte le eventuali impugnazioni, procedendo a promulgare la validità dell’elezione del Presidente eletto il candidato che abbia avuto il maggior numero di voti. III) Le impugnazioni degli atti e risoluzioni dell’autorità elettorale federale, diverse da quelle indicate nell’articolo 99, che violino le norme costituzionali o legali. IV) Le impugnazioni degli atti e risoluzioni definitivi e passati in giudicato delle autorità competenti degli enti federali per organizzare e qualificare i comizi e risolvere le controversie che si presentino durante gli stessi, che possano essere determinanti per lo sviluppo del rispettivo processo o del risultato finale delle elezioni. Questa via potrà essere seguita, soltanto, quando la riparazione richiesta sia materialmente e giuridicamente possibile nei termini elettorali e sia fattibile prima dalla data costituzionalmente o legalmente fissata per l’inizio del lavoro degli organi o l’insediamento dei funzionari eletti. V) Le impugnazioni degli atti e risoluzioni che violino i diritti politici elettorali dei cittadini di votare, essere votati e di libera e pacifica affiliazione per prendere parte agli affari politici del paese, nei termini indicati dalla Costituzione e dalle leggi.
[36]I Magistrati Circoscrizionali e i Giudici Distrettuali sono nominati e iscritti dal Consiglio della Magistratura Federale sulla base di criteri oggettivi e secondo i requisiti e procedimenti stabiliti dalla legge. Esercitando il loro incarico per un termine di sei anni, allo scadere del quale, se fossero rieletti o promossi a cariche superiori, potranno essere privati del loro incarico solo in conformità ai procedimenti stabiliti dalla legge.
[37]Il Consiglio della Magistratura Federale è un organo del Potere Giudiziario Federale con independenza tecnica, di gestione e per emettere i suoi provvedimenti. Il Consiglio è composto da sette membri dei quali uno è il Presidente della Corte Suprema, e lo sarà anche del Consiglio; tre Consiglieri designati dalla Plenaria della Corte, a maggioranza per lo meno di otto voti, fra i Magistrati Circoscrizionali e Giudici di Distretto; due Consiglieri designati dal Senato e uno dal Presidnete della Repubblica. Tutti i Consiglieri devono avere i requisiti indicati nell’articolo 95, della Costituzione Federale ed essere persone che si siano distinte per la loro capacità professionale e amministrativa, onestà e onorabilità nell’esercizio delle loro attività, nel caso dei designati dalla Corte Suprema devono essere, inoltre, di riconosciuti meriti nell’ambito giudiziario. Il Consiglio funziona in Plenaria o in commissioni. La Plenaria decide sulla designazione, assegnazione, ratifica e rimozione dei magistrati e giudici, così come degli altri affari che la legge dispone. Con eccezione del Presidente, gli altri Consiglieri rimangono cinque anni nel incarico, sono sostituiti in maniera scaglionata, e non possono essere nominati per un nuovo periodo. I Consiglieri non rappresentano colui che li designa, pertanto esercitano la loro funzione con indeoendenza e imparzialità. Durante l’incarico, possono essere licenziati solo nei termini del Titolo Quarto della Costituzione Federale. La legge stabilisce le basi per la formazione e l’aggiornamento dei funzionari, così come per lo sviluppo della carriera giudiziaria, la quale dovrà essere retta dai principi di eccellenza, oggettività, imparzialità, professionalismo e indipendenza. In conformità con ciò che la legge prescrive. Il Consiglio ha la facoltà per promulgare accordi generali per il miglior esercizio delle sue funzioni. La Corte Suprema potrà chiedere al Consiglio l’emanazione degli accordi generali che consideri necessari a garantire un migliore esercizio della funzione giudiziaria federale. La Plenaria della Corte Suprema potrà anche rivedere e, se del caso, revocare gli accordi approvati dal Consiglio, a maggioranza di almeno otto votti. La legge stabilisce i termini e i procedimenti per l’esercizio di queste attribuzioni. Le decisioni del Consiglio sono definitive e inattaccabili e, per tanto, contro le stesse non procede nessun giudizio nè ricorso, eccezione fatta di quelle che si riferiscono alla designazione, assegnazione, ratifica e rimozione dei magistrati e giudici, che possono essere revisionate dalla Corte Suprema, soltanto per verificare che siano state adottate conformemente alle regole stabilite dalla rispettiva legge organica. La Corte Suprema elabora il proprio bilancio e il Consiglio lo farà per il resto del Potere Giudiziario della Federazione, ferma restando la previsione del comma settimo dell’articolo 99 della Costituzione Federale. I bilanci così elaborati sono trasmessi dal Presidente della Corte Suprema perché siano inseriti nel progetto di Bilancio delle Uscite della Federazione. L’amministrazione della Corte Suprema spetta al suo Presidente.
[38]Riguardo a questo aspetto v. J. R. COSSÍO, La Suprema Corte y la Teoría Constitucional, Messico, pp. 109 ss.